Il foglio bianco

Così è la nostra vita: un foglio bianco su cui scrivere, fare sbavature, commettere errori, correggere, rifare, imparare. Così è anche la nostra esistenza al tempo del Covid

foto SIR/Marco Calvarese

«Un professore di filosofia sale in cattedra e, prima di iniziare la lezione, toglie dalla cartella un grande foglio bianco con una piccola macchia d’inchiostro nel mezzo. Rivolto agli studenti domanda: ‘Che cosa vedete qui?’.

‘Una macchia d’inchiostro’, rispose qualcuno. ‘Bene’, continua il professore, ‘così sono gli uomini: vedono soltanto le macchie, anche le più piccole, e non il grande e stupendo foglio bianco che è la vita’» ( V. Buttafava, La vita è bella nonostante, Rizzoli, Milano 1975, p. 9).

Vado a prestito, questa settimana, dell’aneddoto proposto dal prete milanese don Claudio Stercal nel suo Pensiero del lunedì del 4 maggio inviato a un’ampia cerchia di amici e conoscenti. La citazione mi pare calzi a meraviglia rispetto a ciò che stiamo vivendo. Ecco come commenta il sacerdote.

Saggio. L’invito è a cercare di osservare la propria vita in tutti i suoi aspetti, non solo in quelli fastidiosi o infelici. Il rischio, non da poco, sarebbe di non riuscire a considerare il foglio nella sua interezza. Non riuscire ad apprezzare la vita in tutta la sua ampiezza e profondità. Per quanto possa essere macchiato, il “nostro foglio” è il primo dono che abbiamo ricevuto ed è ciò che, ogni giorno, ci è più vicino. Anzi, è ciò che noi siamo.

Tutti abbiamo ricevuto il nostro bel foglio bianco, immacolato, stirato, senza pieghe. A noi è stato affidato, così come ci capitava quando eravamo bambini e la mamma ci consegnava un quaderno nuovo. O quando oggi si apre un foglio di word e uno è chiamato a battere qualche riga sui tasti.

Quanti canc. Così è la nostra vita: un foglio bianco su cui scrivere, fare sbavature, commettere errori, correggere, rifare, imparare. Così è anche la nostra esistenza al tempo del Covid. Si fa un gran dibattito delle difficoltà di tanti in questi giorni complicati, reclusi nelle nostre abitazioni. Durissimo. Sarebbe stupido non riconoscerlo, in particolare per chi è stato toccato dalla malattia e dal lutto. Non dimentichiamolo. Ma anche sfidante. Per certi versi bello quanto nuovo, inaspettato. A tratti doloroso.

Eravamo abituati a prevedere tutto, a cominciare dalle previsioni meteo minuto per minuto. Nulla ci sfuggiva più. In due mesi siamo tornati più umani, più terreni, con i nostri limiti. Con la scienza messa in buca e gli esperti a dover di continuo ritarare il tiro. E noi a ricalibrarci per non sbandare. Per cercare di capire, di interpretare, di vivere. Per tentare di non soccombere.

Il nostro foglio è lì, macchiato, in gran parte ancora bianco. Il foglio della nostra vita su cui scrivere di questi mesi non semplici da decifrare. Quanto di più prezioso possediamo. Meglio provarci che rinunciare.

(*) direttore “Il Corriere Cesenate” (Cesena)