La mappa di Papa Francesco per la “ripartenza”

E’ molto difficile cercare di far sintesi di quello che stiamo vivendo in questo tempo sospeso. Se non ci fossero i numeri enormi dei deceduti (più di 22mila in Italia), dei contagiati (più di 105mila in Italia), le tantissime storie di donne e uomini del personale sanitario stremati per l’impegno straordinario e costante profuso per guarire il nostro Paese da questo morbo che ci ha infettati, potremmo pensare (come qualcuno pensa) che è tutto costruito ad arte.

(Foto Vatican Media/SIR)

E’ molto difficile cercare di far sintesi di quello che stiamo vivendo in questo tempo sospeso. Se non ci fossero i numeri enormi dei deceduti (più di 22mila in Italia), dei contagiati (più di 105mila in Italia), le tantissime storie di donne e uomini del personale sanitario stremati per l’impegno straordinario e costante profuso per guarire il nostro Paese da questo morbo che ci ha infettati, potremmo pensare (come qualcuno pensa) che è tutto costruito ad arte. Quanto sta avvenendo mette in discussione il mondo così come eravamo abituati a conoscerlo e ci vorrà tempo per capire, per orientarsi, per riconoscere cosa è davvero essenziale.
In questo quadro drammatico e al contempo estremamente complesso Papa Francesco, lungo tutto il Triduo Pasquale, ha pronunciato parole chiare, nette e coraggiose tanto da costituire una sorta di “mappa” per la ripartenza, una sorta di regalo che il Papa fa a ciascuno di noi per orientarci con fiducia in questo tempo carico di sofferenza e incertezza. Una mappa per le donne e gli uomini che si trovano a fronteggiare, in questo XXI secolo, una sfida assolutamente inedita e per la quale eravamo assolutamente impreparati (nonostante fosse stata da più parti preannunciata).
La direzione di fondo è chiara: “affidarsi al Signore”, una indicazione che Francesco ha offerto alla Chiesa in quella serata storica di venerdì 27 marzo in cui in una piazza San Pietro deserta ha innalzato l’invocazione straordinaria contro la pandemia: “Signore non lasciarci in balia della tempesta”.
Ci sono dunque tre segnali che marcano il percorso: il perdono risuonato il Giovedì Santo e con esso la vicinanza a chi è più fragile, la misericordia del Venerdì Santo riconosciuta nella via Crucis con le meditazioni e le preghiere proposte dalla cappellania della Casa di Reclusione “Due Palazzi” di Padova, il coraggio evocato nel Sabato Santo, coraggio che “non te lo puoi dare, ma lo puoi ricevere, come un dono”. C’è poi l’indicazione finale: il diritto alla speranza, richiamato con forza nella veglia della Notte del Sabato Santo. “E’ una speranza nuova, viva, che viene da Dio. Non è mero ottimismo, non è una pacca sulle spalle (…). Con l’andare dei giorni e il crescere dei timori, anche la speranza più audace può evaporare. La speranza di Gesù è diversa. Immette nel cuore la certezza che Dio sa volgere tutto al bene, perché persino dalla tomba fa uscire la vita”.
Ma la mappa di Papa Francesco non si ferma alle indicazioni. Contiene anche alcune “regole” che il Papa raccomanda all’Angelus della Domenica di Pasqua, richiamando i protagonisti della scena mondiale (Europa in primis) alle proprie responsabilità: “Non è questo il tempo dell’indifferenza. Non è questo il tempo degli egoismi”.
La mappa è chiara, impegnativa come, peraltro, richiede il tempo presente. E’ affidata a ogni donna e uomo, a ogni comunità nella consapevolezza che un futuro migliore passa, necessariamente, per la comune strada che possiamo percorrere solo insieme.

(*) direttore “La voce dei Berici” (Vicenza)

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