Clero

Gli effetti degli abusi nella Chiesa sui sacerdoti. P. Chocholski (Ars): “Il sospetto cade sul 100% dei preti”

Sacerdoti derisi, sospettati, insultati. I casi di violenza e pedofilia nella Chiesa si fanno inevitabilmente sentire anche su chi è rimasto sempre fedele a Dio come sacerdote e fedele alla sacralità di ogni vita come uomo. Ma come superare vergogna e offese? Con quale stato d’animo i preti affrontano questa terribile crisi nella Chiesa? Se ne è parlato molto, a margine di un ritiro internazionale di sacerdoti che si è svolto alla fine di settembre nel santuario d’Ars. “Sappiamo che la gente sa fare la differenza”, dice padre Patrice Chocholski, rettore del santuario: “Ma gli orrori commessi da sacerdoti fuorvianti cadono come un peso enorme sulle spalle di tutti i sacerdoti”

Sguardi intrisi di sospetto, chiacchiericcio, vere e proprie offese, addirittura oggetto di comicità. Si cominciano a far sentire sulla vita quotidiana dei sacerdoti gli effetti degli scandali degli abusi sessuali nella Chiesa. Succede dappertutto nel mondo, ovviamente di più nei Paesi maggiormente colpiti dalle rivelazioni dei casi. Basta un clergyman o una croce al petto per essere additati e sospettati del più orribile dei crimini e, cioè, di violenza su minori e persone vulnerabili. “Il fuoco del Vangelo oggi”. Era questo il tema di un ritiro internazionale di sacerdoti che si è svolto nell’ultima settimana di settembre presso il santuario d’Ars, nel 200° anniversario dell’arrivo ad Ars di san Giovanni Maria Vianney, patrono di tutti i parroci del mondo. Hanno accolto l’invito 250 sacerdoti di 40 Paesi e a guidare le meditazioni è stato scelto quest’anno padre Enzo Bianchi, fondatore della comunità di Bose. Ma le cronache, anche recentissime, hanno inevitabilmente portato i sacerdoti presenti a confrontarsi su un problema particolarmente sentito: il sospetto. Ne abbiamo parlato con padre Patrice Chocholski, rettore del santuario d’Ars.

Con quale stato d’animo avete accolto ad Ars quest’anno i sacerdoti?
Sono venuti per un ritiro spirituale con l’intenzione di trovare qui una fonte di rinnovamento. Questo appuntamento è coinciso quest’anno con un momento in cui sono emersi scandali su scala mondiale. Tutti ne sono rimasti colpiti. In Francia in particolare, perché in quella stessa settimana si sono celebrati i funerali del giovane sacerdote di Rouen che si è suicidato. E poi un po’ tutti noi, chi più chi meno, conoscevamo quel sacerdote che sempre in Francia è stato arrestato per fatti di pedofilia. Sono scandali che ci affliggono. Sono orrori e, quindi, motivo di profondo dolore.

Quali conseguenze hanno sulla vita dei sacerdoti questi fatti?
Il sospetto. Il sospetto generalizzato che cade un po’ su tutti noi. In Francia, per esempio, qualcuno ci raccontava di un fatto che gli è successo in una stazione ferroviaria.

Portava il clergyman e la croce pettorale e la gente ha cominciato ad assalirlo con queste parole: “Vescovo pedofilo, meriti di andare a giudizio”.

Lui non capiva, non aveva nulla a che vedere con alcun caso. Ma si è avvicinato alle persone che lo insultavano e ha creato con loro un momento di dialogo dopo il quale le persone si sono riappacificate. Vale, dunque, sempre la pena fermarsi, ascoltare, mettersi in dialogo.

Come si convive con il sospetto?
Il sospetto è più forte nei Paesi dove le rivelazioni degli scandali sono state più incisive. Ogni caso è un orrore. Ma se solo una piccolissima percentuale di sacerdoti sono coinvolti, il sospetto cade sul 100% dei sacerdoti. Anche i comici fanno di questo aggettivo un sinonimo ormai di sacerdote. Pedofilo è sacerdote. E lo dicono apertamente. Sappiamo che la gente sa fare la differenza, ma gli orrori commessi da sacerdoti fuorviati cadono come un peso enorme sulle spalle di tutti i sacerdoti. È molto chiara – e lo è sempre di più – la consapevolezza, soprattutto nei Paesi più colpiti, che i sacerdoti si schierano dalla parte delle vittime, nei volti delle quali vedono Cristo perché Cristo è tra quelli che soffrono e sono vittime. Lo fanno perché è giusto ma anche perché nella Chiesa sia sempre più forte la determinazione affinché questo problema venga risolto per sempre. Non c’è più la difesa della istituzione a tutti i costi.

L’istituzione si salverà solo se viene purificata da questi scandali orrendi.

Quali strumenti avete dato ai sacerdoti per affrontare questo momento di crisi?
Il tema del nostro ritiro era “Il fuoco del Vangelo oggi”. Siamo stati affidati per vocazione e attraverso l’ordinazione alla Parola di Dio. Significa che il presbitero – ogni giorno e assiduamente – medita la Parola di Dio per attingere da questa fonte, da questo fuoco, la forza, la speranza, la carità necessarie per portare avanti la nostra missione. Essere curati alla Parola di Dio: questo ci importa, questa è la nostra prima responsabilità. E siamo chiamati a condividere oggi questa speranza e questo fuoco della Parola di Dio con le nostre comunità, abbattendo ogni forma di quel pessimo clericalismo che ha purtroppo strutturato fino ad oggi la Chiesa e impedito di vedere il posto giusto del sacerdote.

Di fronte alla Parola di Dio non sussiste alcuna forma di clericalismo.

Cosa direbbe oggi il curato d’Ars ai sacerdoti?
Il curato d’Ars si è lasciato plasmare dal Signore e aveva sempre la consapevolezza di essere povero e, come tale, oggetto della Misericordia di Dio. Lui faceva sempre un’esperienza d’immersione nell’amore di Dio.

Ci sono state petizioni contro di lui. Erano calunnie ma lui non si è mai lasciato andare al vittimismo.

Non era centrato su stesso, viveva in una continua immersione nell’amore di Dio ed ha continuato sempre a condividere questo infinito amore del Padre ovunque Dio lo ha chiamato.