Dal Centro Maria Assunta in Cielo/1

I maestri della preghiera: la fede dei giovani disabili è questione di tenerezza e sensibilità

La liturgia è davvero il momento della sintesi, in cui ogni cosa è presentata a Dio e ricapitolata nel Signore: le attese, le speranze, le gioie e le tristezze dei ragazzi trovano le parole o i gesti giusti, pur nella riduzione del vocabolario e senza l’ornato dell’eloquio, per scaturire dal cuore e puntare dritto a quello dei presenti. Alcuni di loro ormai da tanti anni esprimono questo ministero all’interno di ogni messa

Dopo l’incontro dei giovani italiani con Papa Francesco e in vista del Sinodo dei Vescovi di ottobre, proponiamo una serie di appuntamenti quotidiani con le storie di giovani disabili che testimoniano la loro fede nel Centro della Fondazione MAiC (Maria Assunta in Cielo) di Pistoia.

 

Chi partecipa alla messa dell’associazione Maria Madre Nostra si accorge subito della differenza. Non c’è messa che non sia toccata dalla fantasia, dal buonumore, dalla dolcezza di chi partecipa. Una partecipazione che si esprime nel canto, particolarmente apprezzato da tutti i disabili del Centro, ma soprattutto per le preghiere dei fedeli formulate da loro.

È il segno di una partecipazione davvero “attiva”, in cui la liturgia è davvero il momento della sintesi, in cui ogni cosa è presentata a Dio e ricapitolata nel Signore: le attese, le speranze, le gioie e le tristezze dei ragazzi trovano le parole o i gesti giusti, pur nella riduzione del vocabolario e senza l’ornato dell’eloquio, per scaturire dal cuore e puntare dritto a quello dei presenti. Alcuni di loro ormai da tanti anni esprimono questo ministero all’interno di ogni messa. Elena, suona anche l’organo. Lo zio sacerdote l’ha educata alla passione per la musica sacra e l’organo. Ma Elena anche prega con particolare intensità. È infatti abile a ricucire il suo vissuto con le parole dell’omelia o del Vangelo.

Elena ti sorprende, perché riesce a cogliere quello che talvolta sembra scontato e non lo è affatto, quello che hai ascoltato distrattamente, ma non hai capito né accolto.

Elena è una veterana delle Gmg. La prima l’ha vissuta a Denver, ancora piccolissima, nel 1993. Poi Parigi nel 1997 e tutte le altre edizioni in giro per il mondo. Elena ha sempre vissuto con attenzione gli incontri con il Papa, coltivando una particolare sensibilità. Di ritorno da Rio de Janeiro scriveva: “Anche le preghiere nascono davvero nei nostri cuori. È stato per me veramente bello quando facevamo i salmi sulla spiaggia di Copacabana. È stato veramente toccante, è stato davvero stupendo”. Tra i tanti momenti vissuti a Rio de Janeiro, nel 2013 il vespro sulla spiaggia le era rimasto particolarmente impresso. Così della Gmg di Cracovia Elena appunta: “Mi ricordo come il momento più bello l’adorazione, la preghiera e i momenti di riflessione, come diceva Papa Francesco, e nel condividere assieme e nel dare anche agli altri”.

Accanto a Elena, Beatrice – anche lei con sindrome di Down – ha sempre una preghiera per le volontarie, amiche che presenta al Signore con gioia e senza retorica.

C’è poi Lucia, che frequenta il centro soltanto d’estate, quando vive l’esperienza del soggiorno estivo a Marina di Massa. Lucia è una disabile fisica e ipovedente per un trauma capitato alla mamma durante la gravidanza.

Se la vista degli occhi non è così acuta, quella del cuore è senza pari.

Lucia ha una dolcezza connaturale, che esprime nei gesti lenti e pensati, come nelle parole scandite piano piano, che ti arrivano addosso come fiocchi di neve. Durante il soggiorno estivo Lucia passa dalla Chiesa per trovare Gesù nel tabernacolo anche fuori dai momenti di preghiera. Si fa portare vicino al tabernacolo, quasi per toccarne la presenza, contempla per quanto può con gli occhi, certamente con il cuore, il grande Gesù risorto della vetrata, che riluce di tanti riflessi colorati.

Durante la messa Lucia prega con la doclezza di chi conosce il linguaggio della tenerezza. La limpidezza del cuore le si legge negli occhi azzurri e nel sorriso che illumina il suo volto. Ha fede Lucia? O si tratta soltanto di un’affettività spontanea e non necessariamente trascendente? Cresce e si approfondisce la fede di Lucia? Non resta una fede bambina? Lucia certamente ama il Signore ed è consapevole dell’amore di Gesù. La fede, può certamente crescere in conoscenza, secondo un approfondimento intellettuale, attraverso l’acquisizione di informazioni e competenze linguistiche. Eppure tale sviluppo acquista valore presso il Signore soltanto nella dinamica della fede. È l’amore di Dio e verso Dio che regge la fede.

Lucia conosce perché ama. Le sue preghiere semplici rivelano una freschezza che non riusciamo a immaginare.

Come Lucia anche Christian è un maestro della preghiera. È un ragazzo  tetraplegico di una ventina di anni che parla molto poco e con difficoltà, ma si lascia intendere con il sorriso e con i suoi gesti. Seduto sulla carrozzina Christian è costretto dalla sua condizione a stare tutto ripiegato su sé stesso, eppure è aperto alla vita e al Signore con una disponibilità che lascia ammirati. Al mare, nella cappellina della Fondazione Maria Assunta in Cielo è sempre presente agli appuntamenti liturgici. Con la sua carrozzina elettrica si porta davanti all’altare per vivere intensamente la messa. Christian non perde neppure le lodi mattutine, alle 7.45. Si è fatto accompagnare ogni giorno dal suo volontario. Una mattina guardandolo congiungeva le mani a indicare il gesto della preghiera: “Preghi con me?”.