EDITORIALE

Tracce d’Europa

Papa Francesco nella “Evangelii gaudium” cita intellettuali, laici e vescovi europei

“Perché Santo Padre non parla mai d’Europa? Che cosa non la convince del disegno europeo?”. A questa domanda postagli nei giorni scorsi dal direttore di un quotidiano nazionale italiano, Papa Francesco così rispondeva: “Lei ricorda il giorno in cui ho parlato dell’Asia? Che cosa ho detto? Io non ho parlato né dell’Asia, né dell’Africa, né dell’Europa. Solo dell’America Latina quando sono stato in Brasile e quando ho dovuto ricevere la Commissione per l’America Latina. Non c’è stata ancora l’occasione di parlare d’Europa. Verrà”.
Certamente verrà e c’è molta attesa per quello che Papa Bergoglio dirà all’Europa anche se qualche richiamo all’umiltà e qualche invito alla conversione li ha già inviati al Vecchio continente.
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, in un recentissimo colloquio con il direttore della rivista geopolitica “Limes”, dopo avere affermato che questo è “il primo Papa della globalizzazione”, aggiunge che a suo avviso la preoccupazione di Francesco per l’Europa è dovuta a “una generale decadenza e perdita d’importanza delle Chiese europee nella formazione e diffusione del pensiero cristiano nel mondo. Le Chiese perdono rilievo universale come lo perde l’Europa. Certo, il contributo europeo in quest’ambito ha avuto anche i tratti della conquista, dell’imposizione, della guerra e della persecuzione. Ma fino a pochi decenni fa è stato un contributo senza pari, almeno nella storia del cristianesimo”.
In questo quadro si inserisce tristemente oggi la questione Ucraina: il Papa più volte è intervenuto a richiamare alle parti in causa, Europa in testa, le vie del dialogo, della pace e della solidarietà che sono di fatto i pilastri della “casa comune”.
Papa Francesco non parla ancora espressamente di Europa ma soffermandosi sulle pagine della “Evangelii gaudium” si scopre che sta mettendo alcune tracce sul terreno del pensiero.
Non a caso nella esortazione apostolica cita il pensiero di un europeista d’eccellenza come Romano Guardini che, riflettendo sul compito e sul destino dell’Europa, offriva in tempi non meno difficili degli attuali motivi di speranza e di impegno per la casa comune. Al numero 224 della “Evangelii gaudium”, dopo aver manifestato preoccupazione per una politica in crisi, il Papa riprende una riflessione del filosofo italo-tedesco: “L’unico modello per valutare con successo un’epoca è domandare fino a che punto si sviluppa in essa, e raggiunge un’autentica ragion d’essere, la pienezza dell’esistenza umana in accordo con il carattere peculiare e le possibilità della medesima epoca”. La citazione di un pensatore europeo e di un pensatore dell’Europa, non è un caso e può essere l’inizio di un interessante percorso, tracce da seguire con attenzione.
Ecco il Papa che, sempre nell’esortazione apostolica, riprende il francese Georges Bernanos sulla mancanza di speranza, mancanza che è “il più prezioso elisir del demonio”. Eccolo a richiamare l’inglese John Henry Newman nel suo dire che “il mondo cristiano sta diventando sterile e si esaurisce, come una terra supersfruttata, che si trasforma in sabbia”. Eccolo con il francese Henry De Lubac a dire che se la mondanità spirituale entrasse nella Chiesa “sarebbe infinitamente più disastrosa di qualunque altra mondanità semplicemente morale”.
Papa Francesco continua, nelle citazioni, con i vescovi di Francia che nella dichiarazione del 1999 scrivevano: “La politica è essenziale: una società che la denigra si mette in pericolo”; e prosegue con il messaggio 2011 dell’Azione cattolica italiana al Paese per “orientare al bene e al bello le proprie scelte individuali e sociali”. Infine riprende il messaggio finale dell’assemblea speciale per l’Europa del Sinodo di vescovi del 1999, dal quale verrà nel 2003 l’esortazione “Ecclesia in Europa”, per ribadire che “l’uomo non può vivere senza speranza, la sua vita condannata all’insignificanza diventerebbe insopportabile”.
Le citazioni non sono mai poste a caso dentro un testo. Spesso indicano il movimento di un pensiero lungo il tempo. Sono come tracce poste in un paesaggio a tratti confuso per non smarrire la direzione di un cammino.