
"È importante che, specialmente in vista delle elezioni per il Parlamento di Strasburgo, si rifletta su quale sia lo spazio da riservare ai temi sociali, come la famiglia, il lavoro o la formazione, nel processo d’integrazione europea": Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl), è stato invitato come osservatore al congresso del Partito popolare europeo, svoltosi il 6 e 7 marzo a Dublino. Raggiunto dal Sir a conclusione dell’assise, Costalli afferma: "Sono venuto volentieri anche per verificare come viene percepita la questione dei crescenti nazionalismi, localismi e populismi" che minacciano la costruzione europea. "L’Ue ha spesso lasciato a desiderare", aggiunge il presidente Mcl, "del resto i populismi non sono una risposta credibile: si tratta di creare una Unione aperta ai temi che stanno veramente a cuore ai cittadini".
Presidente, le è sembrato che le grandi questioni in genere care al mondo cattolico siano state prese in seria considerazione durante i lavori del congresso di Dublino? Su quali è stato posto l’accento con maggior convinzione?
"È stato un congresso importante che ha cercato – pur fra le varie difficoltà che emergono in una platea complessa e articolata come quella dei tanti partiti nazionali che aderiscono al Ppe – di mettere al centro alcuni problemi che a noi stanno particolarmente a cuore, come la famiglia e il lavoro. Proteggere la famiglia resta, si legge nel manifesto presentato al congresso, ‘il modo migliore per proteggere il cittadino come individuo e l’intera società’. La famiglia è l’elemento di stabilità ‘che rafforza l’identità del singolo uomo e della singola donna’. Un’identità minacciata – dicono i Popolari europei – non solo da culture consumistiche e individualistiche che hanno indebolito il legame umano e la solidarietà dei cittadini, ma anche dall’introduzione di politiche artificiali di genere che minano il vero significato di uguaglianza nella dignità, nei diritti e nelle opportunità fra donne e uomini".
Ma la dottrina sociale della Chiesa è ancora fonte d’ispirazione per le forze politiche che, dicendosi cristiane, operano nello spazio pubblico europeo?
"Ci sono all’interno del Ppe forze politiche ancora attente alla Dottrina sociale della Chiesa; altre, soprattutto quelle del nord Europa, meno sensibili. Complessivamente emerge, comunque, un partito attento al principio di sussidiarietà e alla necessità di tutelare la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna".
Quali saranno – alla luce della due-giorni tenutasi nella capitale irlandese – le sfide che l’Europa ha dinanzi?
"Siamo di fronte a passaggi importanti per il futuro d’Europa: il prossimo quinquennio del Parlamento europeo, che verrà eletto a fine maggio, dovrà necessariamente essere quello della fine del rigore, del ritorno alla crescita e di politiche occupazionali strutturali con particolare attenzione ai giovani e alle donne. I dieci punti del manifesto presentato dai Popolari hanno, ad esempio, al centro il lavoro, la crescita e l’impresa; ci si impegna a promuovere le riforme dei sistemi di sicurezza sociale e dei mercati del lavoro: tema di grande attualità anche in Italia".
Se dovesse convincere un cittadino italiano a votare il prossimo 25 maggio per il rinnovo dell’Europarlamento, quali elementi sottolineerebbe?
"Si esce dalla crisi con più Europa, con un’Europa davvero unita e con una sola voce che punti a un’economia al servizio dell’uomo. Dobbiamo opporci al ritorno di populismi qualunquistici, di localismi e di particolarismi. L’Europa non deve deflettere dalla vocazione universalistica impressa dai suoi padri fondatori, che ne è la caratteristica portante".