
La delegazione di "Rondine Cittadella della pace", nel suo "viaggio di amicizia" nel Caucaso del sud per diffondere il documento "14 punti per la pace nel Caucaso" e per la costruzione di nuove relazioni a tutti i livelli, è arrivata il 25 luglio a Yerevan, capitale dell’Armenia. Prima di giungere in questo Paese il gruppo era stato, dal 22 al 24 luglio, in Abkhazia, regione autoproclamatasi autonoma dalla Georgia: si trattava di una delle tappe più delicate di questo itinerario. "Non era affatto scontato che riuscissimo ad andare in Abkhazia sottolinea il presidente dell’associazione, Franco Vaccari e facendo un primo bilancio del viaggio a più della metà del percorso, ritengo che già questo sia stato un grande risultato. Siamo arrivati a questo traguardo grazie al nostro stile di assoluta trasparenza: abbiamo dichiarato le nostre intenzioni sia alla parte georgiana sia a quella abcasa e, in questo modo, ci siamo potuti incontrare direttamente con le università e con i giovani. Da Tiblisi a Sukhumi ci vengono affidati i figli migliori, a cui noi, poi, diamo una certa formazione e mentalità che li aiuti, una volta tornati a casa, a impegnarsi per cambiare le cose e a costruire un clima di dialogo e fiducia tra popoli che in teoria sono nemici’".Uomini liberi. Altro risultato concreto del viaggio è stato, per il presidente, la disponibilità dimostrata dalle autorità dell’Azerbaijan a favorire l’arrivo, a "Rondine", di un giovane azero proveniente dal Nagorno Karabakh, regione al centro di una guerra tra questo Paese e l’Armenia, che ha provocato una fuoriuscita di almeno 700.000 profughi che attualmente sono in territorio azero. "Nei campi degli sfollati che abbiamo visitato ricorda Vaccari abbiamo visto ragazzi senza futuro: bisogna fare il passo di tirarli fuori da quella situazione, ridare loro un futuro e trasformare un giovane pieno di rabbia, e potenzialmente pericoloso, in un uomo libero. Per questo li portiamo in Italia, fuori dal loro contesto, e li facciamo vivere insieme allo Studentato internazionale: il nostro obiettivo finale è che questi giovani, dopo l’esperienza italiana, tornino nei loro Paesi e s’impegnino per trovare strade concrete per far convivere i loro popoli nello stesso luogo, nelle stesse città, negli stessi quartieri e scuole". Abcasi e georgiani insieme. Di questo viaggio Vaccari ha nella mente soprattutto un’immagine: "Il passaggio, a piedi, del ponte sulla red line’ che divide Georgia e Abkhazia. È stato un momento di tensione, in cui il paesaggio interiore si saldava con quello esteriore ma l’angoscia e la fatica di quei momenti è stata superata, all’arrivo, dall’abbraccio tra Kan, che ci aspettava, e Dato, che era con noi, l’abbraccio tra un abcaso e un georgiano che si sono conosciuti a Rondine’ e sono diventati amici". E la rete di rapporti, intessuta negli anni passati: in questa occasione, in cui per la prima volta partecipano così tanti studenti, ha portato alla richiesta, da parte delle autorità di entrambi i territori, di fare a "Rondine", nell’autunno, un campo che accoglierà venti universitari della Georgia e venti dell’Abkhazia. Si tratterebbe della prima volta che un numero così alto di giovani provenienti dalle due aree si ritrovano insieme."Abbiamo parlato tantissimo". Per i ragazzi dello Studentato, che partecipano al viaggio, questa esperienza è stata una specie di "stage formativo", un confronto delle "competenze" acquisite con i luoghi del conflitto da cui alcuni di loro provengono. Come Kan Taniya, abcaso, uno degli ideatori del documento sulla pace del Caucaso. "Quando è scoppiata la guerra tra Russia e Georgia nel 2008 ricorda qui in Abkhazia ci aspettavamo di essere coinvolti dal conflitto ed eravamo preparati alla guerra. Quando sono tornato a Rondine’, noi studenti abcasi, russi e georgiani abbiamo parlato tantissimo tra di noi per capire cosa era successo e perché: da lì è nata l’idea di organizzare la conferenza nel Caucaso, che poi ha portato alla redazione e approvazione, nel 2009 a La Verna, del documento dei 14 punti’". In Italia, racconta Kan, "ho scoperto la vicinanza culturale che mi accomunava, ad esempio, con i georgiani e siamo diventati amici, mentre ho fatto più fatica a convivere e accettare culture più lontane e di diverse aree geografiche".Soluzioni non facili. Anche per una delle studentesse presenti libanese che chiede l’anonimato, questo viaggio nel Caucaso è stato importante "perché, al di là dei conflitti di cui mi avevano parlato gli altri studenti, ho scoperto la ricchezza della cultura, delle tradizioni, della lingua, del cibo e dell’ospitalità della gente". "Certo aggiunge quando siamo passati in Abkhazia, non si poteva evitare di sentire la tensione della gente e ho pensato alla mia famiglia, ai miei cugini, a come hanno vissuto i momenti di conflitto nel mio Paese". Per la giovane libanese, purtroppo "le soluzioni non sono facili, né a breve termine" e "quello che posso fare intanto è spiegare alla mia famiglia e ai miei amici l’esperienza che sto vivendo e sperare che diventi, in qualche modo, contagiosa". "La cosa più importante di questo viaggio è la riflessione di un altro studente di Rondine’, Magomed Parov, dell’Inguscezia è che abbiamo visto con i nostri occhi e siamo stati nei luoghi dove in effetti ci sono state guerre e profughi. Abbiamo avuto la possibilità di confrontare il documento che stiamo diffondendo con la realtà e abbiamo conosciuto tanti nostri coetanei e i loro pensieri e aspirazioni. Adesso possiamo usare questa esperienza per creare nuovi progetti di convivenza, e possiamo credere che veramente si può fare qualcosa in più per sbloccare le situazioni di conflitto".(26 luglio 2010)