Panama: vescovi su proteste nel Paese, “no a uso sproporzionato della forza, dissenso non può essere criminalizzato. Disponibili a essere ponte d’incontro e dialogo”

(Foto Conferenza episcopale panamense)

Al termine della propria assemblea plenaria, tenutasi dal 30 giugno al 4 luglio, la Conferenza episcopale panamense (Cep) ha diffuso il comunicato “Panama ha bisogno di tutti noi”, con un appello urgente all’unità, di fronte molte proteste che stanno investendo il Paese. La Cep si dice “profondamente preoccupata” per lo sciopero degli insegnanti iniziato ancora lo scorso 23 aprile. Esorta a revocare lo sciopero “senza ritorsioni né screditamenti”, chiedendo al contempo all’Esecutivo garanzie di stabilità lavorativa e rispetto della dignità degli educatori. Inoltre, i vescovi denunciano “l’uso sproporzionato della forza” contro la popolazione civile e, in particolare, contro le popolazioni indigene che protestano contro i progetti di estrazione mineraria. Negli ultimi mesi, le organizzazioni per i diritti umani hanno registrato arresti arbitrari e intimidazioni nei confronti dei leader indigeni, fatti che i vescovi definiscono “una lesione alla dignità umana che non può essere tollerata”.
Nella nota si ribadisce il no a un modello di sviluppo che “privilegia gli interessi economici sulla vita”, e si sottolinea che il dissenso dei cittadini non deve essere criminalizzato. Di conseguenza, i vescovi chiedono politiche che mettano al centro la persona e la cura della Casa comune, e una distribuzione della ricchezza che non ricada, ancora una volta, sui “poveri e vulnerabili”. E ribadiscono il loro impegno ad essere “ponte per l’incontro, il dialogo, la riconciliazione e la pace”. Esortano ad abbandonare i discorsi radicali e a costruire consensi che consentano una “conversione nazionale”, in grado di rispondere contemporaneamente alla dignità umana, al bene comune e alla sostenibilità ambientale.

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