Come immaginare il futuro prossimo: profumi, olio ed eau de toilette

Il liceo “Amaldi” di Novi Ligure, grazie al Rotary Club Gavi Libarna, durante il lockdown ha coinvolto i suoi studenti nel progetto “Tre gocce di profumo nello zaino”: la psicologa e psicoterapeuta Micaela Loconte ha realizzato tre video da proporre ai ragazzi sul tema del cambiamento, della capacità di affrontare un trauma, della possibilità di costruire nuove immagini interiori da cui ripartire.

foto SIR/Marco Calvarese

Il liceo “Amaldi” di Novi Ligure, grazie al Rotary Club Gavi Libarna, durante il lockdown ha coinvolto i suoi studenti nel progetto “Tre gocce di profumo nello zaino”: la psicologa e psicoterapeuta Micaela Loconte ha realizzato tre video da proporre ai ragazzi sul tema del cambiamento, della capacità di affrontare un trauma, della possibilità di costruire nuove immagini interiori da cui ripartire. Mi ha colpito il titolo dell’iniziativa: prende spunto dall’esperienza di una giovane studentessa che ha dichiarato che prima di collegarsi da casa, in streaming, con la sua classe, si metteva tre gocce di profumo, a sottolineare un bisogno impellente di normalità. La pandemia ha avuto anche i suoi odori? Con il naso coperto dalle mascherine abbiamo faticato ad accorgercene e l’olfatto – annusare l’aria equivale a capire il tempo – è stato messo a dura prova. Mi torna alla mente l’immagine dell’olio profumato usato per le unzioni, spesso presente nella Scrittura. In un articolo di Papa Francesco apparso il 17 aprile sulla rivista Vida Nueva, dal titolo «Un piano per risorgere», ripreso da Antonio Spadaro su La civiltà cattolica («Una nuova immaginazione del possibile», 20 giugno 2020), si parla dell’unzione profumata del servizio. Scrive il Pontefice: «Abbiamo visto l’unzione versata da medici, infermieri e infermiere, magazzinieri, addetti alla pulizia, badanti, trasportatori, forze di sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose, nonni ed educatori e tanti altri che hanno avuto il coraggio di offrire tutto ciò che avevano per dare un po’ di cura, calma e animo alla situazione». L’emergenza sanitaria ci ha fatto incontrare compagni di viaggio che «sono coloro che versano l’olio dell’unzione profumata come il crisma, cioè l’olio della consolazione e della benedizione». La studentessa si profumava per non interrompere il flusso della sua quotidianità; i medici – se così si può dire – “profumavano” i corpi dei pazienti e dei morti per guardare al dolore con uno sguardo rinnovato. Molti di quelli che ci hanno lasciato, non se ne sono andati, effettivamente, da soli. L’unzione, in entrambi i casi, unisce e affratella le persone all’interno della stessa storia. Il Papa, in tal senso, ci vuole dire che il tempo dei contagi e dei lutti, nella Pasqua che abbiamo vissuto anche costretti a casa, apre «nuovi orizzonti» e che il Signore «vuole generare in questo momento concreto della storia una vita nuova». «Questo è il tempo propizio per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, con il realismo che solo il Vangelo può offrici. Lo Spirito, che non si lascia rinchiudere né strumentalizzare con schemi, modalità e strutture fisse o caduche, ci propone di unirci al suo movimento capace di “fare nuove tutte le cose” (Ap 21,5)». Mi pare, dunque, che il periodo che stiamo attraversando debba essere considerato, ancora una volta, come un’occasione per ripensare al futuro di tutti, nessuno escluso. Ma per «immaginare il possibile» serve, infine, una buona dose di creatività. Adesso, in tanti, continuiamo a raccontarci ciò che (non) abbiamo fatto durante la “quarantena”: è una nostra prerogativa: per rendere reale un’esperienza, ci mettiamo a raccontarla. Anche sul giornale. L’augurio è che i profumi o gli odori delle nostre storie possano servire, davvero, a farci rinascere, ad abbandonare “la sindrome della capanna” e ad affrontare una luminosa estate dell’anima sull’esempio di alcuni studenti che non hanno mai smesso di spruzzarsi sulla pelle l’eau de toilette.

(*) direttore “Il Popolo” (Tortona)

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