Riprendiamo il cammino con fiducia

“Riprendiamo il cammino con fiducia”: è questo il titolo della lettera che il vescovo Corrado invia – tramite questo numero de L’Azione – a tutti i fedeli della diocesi. Il documento è frutto dell’ascolto e del dialogo che il vescovo ha intrattenuto, in questo tempo segnato dal Coronavirus, con “molti gruppi di preti, di diaconi, di consacrati e consacrate e di laici”.

foto SIR/Marco Calvarese

“Riprendiamo il cammino con fiducia”: è questo il titolo della lettera che il vescovo Corrado invia – tramite questo numero de L’Azione – a tutti i fedeli della diocesi. Il documento è frutto dell’ascolto e del dialogo che il vescovo ha intrattenuto, in questo tempo segnato dal Coronavirus, con “molti gruppi di preti, di diaconi, di consacrati e consacrate e di laici”. La lettera fa tesoro della riflessione sapienziale sul significato dell’emergenza del Covid-19 che in diocesi, per volontà del vescovo, è stata realizzata a vari livelli ed ha visto il coinvolgimento del Consiglio pastorale diocesano, del Consiglio presbiterale, del Coordinamento degli uffici pastorali e di tutti i presbiteri, attraverso il confronto con i Vicari foranei e l’incontro con i preti nelle singole foranie.
Quello che il vescovo propone a tutti i fedeli, pertanto, è una rilettura, con gli occhi della fede, di quanto è accaduto in questi lunghi e non facili mesi, nella consapevolezza che il cristiano, anche in un momento come questo, è chiamato “a credere che la vita è un dono e, conseguentemente, va donata”.
Secondo il vescovo Corrado, il tempo che ci stiamo lasciando alle spalle è stato, innanzi tutto, un “tempo di prova”, in cui, nonostante gli slogan, non “è andato bene tutto”. Questa dimensione onerosa dell’esperienza appena attraversata non va messa da parte troppo in fretta: proprio ora – sottolinea mons. Pizziolo – “molte persone e molte famiglie stanno facendo i conti con le drammatiche conseguenze che questo periodo ha determinato”. Eppure – ed è la seconda caratteristica evidenziata nella lettera – questi mesi sono stati anche “tempo di grazie”, cioè un tempo in cui esprimere gratitudine alle tante persone che hanno affrontato “ogni giorno il rischio e la paura del contagio per svolgere il loro lavoro o per mettersi a servizio degli altri”. Ed è stato anche un “tempo di grazia” – ecco la terza caratteristica –, vale a dire un tempo in cui, nonostante le fatiche incontrate oppure proprio dentro ad esse, molti di noi hanno visto “un appello e un’occasione per scoprire che la vita è, nonostante tutto, un dono e va vissuta come tale”.
Adesso però, avverte il vescovo Corrado, “non possiamo ricominciare ignorando quello che ci è successo con il rischio di ritornare al punto di partenza”. Quello che abbiamo vissuto è, infatti, anche “tempo di conversione” che ci ha chiesto – e ci chiede – di “affrontare in modo totalmente inedito almeno tre aspetti della nostra vita che prima davamo per scontati e che ora siamo chiamati a riorganizzare alla luce di quello che è stato proprio questo periodo”: l’uso del tempo; il valore e la qualità delle relazioni con gli altri; il senso della nostra fragilità come esseri umani. È proprio su queste tre grandi dimensioni della nostra vita che il vescovo chiede a tutti di verificarsi: “Mi sembra che il Signore domandi a ciascuno di noi e alle nostre comunità parrocchiali di considerare come un tesoro prezioso l’esperienza che abbiamo fatto e che i tre aspetti che ho evidenziato diventino la chiave interpretativa per le scelte che andremo a compiere”. L’auspicio pertanto è che la ripresa “non sia una corsa a ricominciare nello stesso modo tutto quello che abbiamo sospeso, ma sia un ricominciare a partire da ciò che abbiamo ritrovato come essenziale e vivificante per la nostra vita di singoli e di comunità”.
Da ultimo, il tempo che si apre è un “tempo di condivisione e solidarietà”: è questa la risposta da dare a quello che mons. Pizziolo ritiene un “pericolo incombente”, cioè “creare, in nome del distanziamento sociale, un muro di divisione che allontana e separa quelli che possono dire ‘è andato tutto bene’ da quelli che non lo possono dire”. Il vescovo teme “l’acuirsi delle divisioni sociali, del senso di rabbia, l’inasprimento dei rapporti con gli immigrati, l’aumento delle disuguaglianze, dell’ingiustizia e della povertà”. Per questo ritiene “che debba essere proprio quello della condivisione l’atteggiamento con cui siamo chiamati – sia noi pastori sia tutti i battezzati – a vivere il tempo che abbiamo davanti”.
Tempo di prova, di grazie e di grazia, ma anche tempo di conversione e di condivisione: sono questi, in sintesi, i cinque tratti che la lettera del vescovo individua nell’impegnativo periodo che abbiamo vissuto. Essi delineano però anche gli atteggiamenti che siamo chiamati ad assumere per stare nel presente e per affrontare il prossimo futuro. Proprio per questo, il vescovo auspica che “questi pensieri possano diventare lo spunto per ulteriori riflessioni per chi vorrà riprenderli personalmente o in gruppo” e – aggiungiamo noi – anche tema di dibattito sulle colonne del nostro giornale.

(*) direttore “L’Azione” (Vittorio Veneto)

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