Anziani: progetto “Inclusive ageing in place – In-Age”, “abbattere le barriere architettoniche e predisporre servizi pubblici di accompagnamento”

“I condizionamenti dell’ambiente costruito: barriere, mobilità, socialità” è uno degli aspetti del progetto “Inclusive ageing in place — In-Age” – realizzato da da Politecnico, Inrca, Università Mediterranea di Reggio Calabria e Auser -, che affronta il tema della condizione di fragilità delle persone anziane e i relativi rischi di isolamento sociale, che stamattina ha visto il suo evento conclusivo. A occuparsi di questo ambito della ricerca il Dipartimento Architettura e Territorio dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Innanzitutto, “le barriere architettoniche esistono, persistono e condizionano profondamente la qualità della vita degli anziani, aggravandone l’isolamento”. La mobilità esterna è “un fattore determinante per migliorare la qualità della vita e scongiurare l’isolamento”. In generale c’è un “forte attaccamento alla propria casa e volontà di rimanervi è diffusa”. Si registrano, comunque, differenze territoriali, sia per il contesto abitativo (barriere) sia per il sistema di aiuti. “L’indagine In-Age sui condizionamenti del contesto abitativo sulla qualità della vita e sui rischi di isolamento degli anziani fragili che invecchiano a casa propria mette in evidenza due principali problemi/bisogni, sui quali agire in termini di policy – spiega la ricerca -. Le barriere architettoniche costituiscono ancora un ostacolo formidabile all’autonomia, alla mobilità e alla socialità degli anziani soli, sia nell’ambiente domestico, sia nell’edificio, sia nel quartiere”. Un primo obiettivo prioritario delle politiche per l’ageing in place “deve essere la rimozione di tali barriere e in casa e fuori” con “agevolazioni finanziarie (bonus) ‘mirate’ alla ristrutturazione degli spazi privati e politiche per age-friendly cities e spazi e servizi pubblici più ‘a misura’ delle persone fragili”. Il secondo aspetto evidenziato dalla ricerca è che “per gli anziani fragili la mobilità esterna diventa progressivamente più problematica: hanno bisogno di accompagnamento, che non può essere affidato a parenti e amici (che non sempre ci sono)”. Quindi,” il secondo obiettivo prioritario di policy deve essere la predisposizione di servizi pubblici dedicati, facilmente accessibili e sovvenzionati di trasporto e accompagnamento. In alcune realtà già esistono, ma vanno potenziati e resi più accessibili, specie nei contesti rurali”.

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