Perù: vescovi, appello al Parlamento per ratifica Accordo di Escazú per difendere i diritti dei popoli indigeni e il Creato

Ratificare l’Accordo di Escazú. Questo l’appello rivolto dalla Conferenza episcopale del Perù (Cep), in una lettera inviata al Congresso. Firmato il 4 marzo 2018, il documento ha l’obiettivo di combattere diseguaglianze e discriminazioni e di promuovere uno sviluppo sostenibile, nell’attenzione all’ambiente e alle popolazioni. “L’accordo di Escazú – si legge nella lettera dei vescovi peruviani – è stato generato dagli stessi Paesi latinoamericani e caraibici e firmato dal Perù per rafforzare la democrazia e la trasparenza in materia ambientale, attraverso l’accesso a informazioni veritiere, la partecipazione dei cittadini, la giustizia ambientale e la garanzia del diritto alla vita e all’integrità fisica dei difensori dei diritti ambientali, in particolare dei nostri popoli custodi della Casa comune”.
Secondo la Cep, “la decisione di ratificare l’accordo di Escazú da parte del Congresso della Repubblica deve essere basata sulla verità ed essere il risultato di un dialogo onesto e trasparente, che rispetti il termine di ratifica. Come pastori e cittadini, invochiamo le autorità affinché diano priorità alla difesa della vita, alla protezione dei diritti, all’ambiente e allo sviluppo umano integrale”. Prosegue la lettera: “I valori di fratellanza e solidarietà sostengono l’Accordo di Escazú, poiché riconosce la nostra realtà multietnica e multiculturale, promuove la cultura dell’incontro e del dialogo, dell’ascolto reciproco, del consenso e della comunione, per guidare le scelte politiche che proteggono e garantiscono la vita dei popoli e l’ecologia integrale”. Un esempio dell’urgenza di proteggere i popoli nativi è dato, secondo i vescovi peruviani, da un recente drammatico episodio: la morte di tre connazionali dell’etnia Kukama Kukamiria nel Lotto 95, nella regione di Loreto, a causa di uno scontro con le forze dell’ordine, avvenuto nel corso di una protesta contro l’inquinamento provocato dalle attività di una compagnia petrolifera e contro la carenza dei servizi sanitari pubblici e la mancanza di azioni efficaci di fronte alla diffusione del Covid-19, che colpisce gravemente il Perù e soprattutto l’Amazzonia.

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