Infanzia: Unicef, liberati 37.000 bambini da gruppi armati. Ma in 15 anni documentate 250.000 violazioni

“I bambini non sono pedine o merce di scambio nei conflitti”: lo ha dichiarato ieri Henrietta Fore, direttore generale Unicef, nel corso del dibattito al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York. Solo negli ultimi tre anni, l’Unicef ha contribuito a liberare quasi 37.000 bambini da gruppi e forze armate in 19 Paesi; nel corso degli anni, le parti in conflitto hanno firmato 32 piani d’azione per porre fine e prevenire gravi violazioni contro i bambini. Negli ultimi 15 anni, sono state documentate 250.000 gravi violazioni contro i bambini nei conflitti armati, tra cui: il reclutamento e l’uso di oltre 77.000 bambini; l’uccisione e la mutilazione di oltre 100.000 bambini; stupro e violenza sessuale contro oltre 15.000 bambini; il rapimento di oltre 25.000 bambini; quasi 17.000 attacchi a scuole e ospedali; e circa 11.000 casi di negazione dell’accesso umanitario; circa 1,5 miliardi di bambini non vanno a scuola. I Paesi hanno ora una serie di strumenti e di quadri innovativi per guidare il proprio lavoro in questo settore. Molti Stati hanno compiuto passi avanti e introdotto questi impegni nelle loro leggi e nei loro regolamenti: “La settimana scorsa – ha ricordato Fore –, la Repubblica Centrafricana ha adottato il nuovo Codice per la protezione dell’infanzia, che criminalizza anche il reclutamento e l’utilizzo dei bambini, l’anno scorso le Filippine hanno adottato la Legge sui bambini in situazioni di conflitto armato”. Ma questi strumenti, precisa, “sono efficaci solo nella misura in cui ci sia la volontà globale di utilizzarli. E quindi invitiamo tutti gli Stati a sostenerli e a rifletterli nei loro quadri giuridici. Perché c’è ancora tanto lavoro da fare”.

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