Coronavirus Covid-19: Save the Children, “10.000 casi in Africa, restrizioni hanno impatto sproporzionato sui poveri”

In Africa i bambini più vulnerabili e le loro famiglie, che dipendono per la loro sussistenza dall’economia informale, saranno sempre più colpiti dalle misure per fermare la diffusione del coronavirus, avverte Save the Children, dopo che il continente ha raggiunto i 10.000 casi confermati di Covid-19. I governi africani stanno compiendo sforzi significativi per rispondere a questa crescente pandemia, tuttavia il numero di casi nel continente è aumentato esponenzialmente dal 13 marzo 2020, raddoppiando da poco più di 5.000 a 10.000 nello spazio di una settimana. Il Sud Sudan è stato l’ultimo Paese africano a confermare un caso domenica, ne restano solo tre nel continente – Lesotho, Comore e Sao Tome e Principe – che non hanno ancora denunciato neanche un caso. Pur comprendendo le motivazioni dei governi locali che si stanno concentrando sulla limitazione della diffusione del virus puntando su maggiori restrizioni, Save the Children sottolinea come “queste misure hanno un impatto sproporzionato sulle famiglie più povere, che dipendono dall’economia informale per i loro mezzi di sussistenza già fragili. In tutto il continente, a differenza di molte parti del mondo, la copertura della sicurezza sociale è estremamente limitata o inesistente e in gran parte indirizzata ai lavoratori nell’economia formale e alle loro famiglie”. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, solo il 17,8% degli africani riceve almeno un sussidio in denaro per la protezione sociale e solo il 10% circa della popolazione economicamente attiva è sostenuto da strumenti di sicurezza sociale. “A causa della chiusura dei mercati e della limitata possibilità di spostamento – sottolinea Save the Children−, molte famiglie avranno meno entrate per soddisfare i loro bisogni di base, compresi cibo e carburante per cucinare. La mancanza di reddito avrà conseguenze particolarmente disastrose per le famiglie più povere, che potrebbero essere costrette a scegliere tra pagare l’affitto e dare da mangiare ai propri figli”.

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