Coronavirus Covid-19: Chevallard (Avsi), “se contagio si diffonde qui sarà una ecatombe”. In campo con “Ospedali Aperti”

“Nella popolazione c’è molta paura per una diffusione del contagio. Serpeggia anche la convinzione che i casi siano molti di più, non solo nella Siria controllata dal Governo, ma anche e soprattutto nel Nord-Ovest, a Idlib. La speranza di tutti è che il contagio non si diffonda con la stessa virulenza della Cina, dell’Italia, della Spagna o del vicino Iran. Se accadesse qui in Siria sarebbe una ecatombe. Tutte le capacità di cui avremmo bisogno per prevenire o mitigare il contagio qui sono davvero ridotte. Serve aiuto”. A dichiararlo al Sir è Flavia Chevallard, responsabile del progetto “Ospedali Aperti” gestito dalla Fondazione Avsi in Siria. Il progetto, attivo dal 2017, è nato per iniziativa del card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, con lo scopo di assicurare l’accesso gratuito alle cure mediche ai siriani poveri, attraverso il potenziamento di tre ospedali cattolici non profit: l’Ospedale Italiano e l’Ospedale Francese a Damasco, l’Ospedale St. Louis ad Aleppo. Il Progetto ad oggi ha fornito oltre 33.700 trattamenti a persone povere. Si punta a quota 50mila trattamenti per la fine dell’anno. Avsi sta, per questo, avviando una partnership con due dispensari di Damasco. “I test effettuati per coronavirus sono pochi anche se mirati e vengono esaminati nel laboratorio del Ministero della Salute con il supporto dell’Oms”, spiega la responsabile. Ad oggi i contagiati ufficiali sono 16, 2 i decessi. “Nei nostri tre ospedali – aggiunge – abbiamo in tutto 24 ventilatori, usati per diverse patologie e 29 posti di terapia intensiva. In queste settimane abbiamo dovuto fornire cure solo ai malati più gravi così da evitare affollamenti nei nosocomi e abbattere la possibilità di contagio. La prima cosa, infatti, è proteggere il nostro personale medico e sanitario dotandoli anche di protezioni adeguate, mascherine, guanti, tute e disinfettanti. Il problema, però, è reperire sul mercato queste dotazioni come anche i ventilatori polmonari. Qui in Siria è più difficile perché il potere di acquisto della valuta siriana è crollato. I prezzi poi sono saliti moltissimo. Le sanzioni internazionali (Ue-Usa, ndr) rendono più difficile l’arrivo dei macchinari diagnostici. La Siria è un Paese in guerra, sotto embargo internazionale e la pandemia di Coronavirus viene a gravare ulteriormente su una situazione già molto critica. Farvi fronte è una sfida enorme”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa