Sabato Santo: p. Ronchi, “davanti al sepolcro chiediamoci che cosa cerchiamo, qual è il nostro desiderio”

Ermes Ronchi

Il Sabato Santo “è il tempo del grande silenzio, del seme nella terra; è il tempo della serietà della morte, dell’attraversamento, della pazienza e dell’attesa”. Lo dice in un’intervista al Sir il teologo e biblista padre Ermes Ronchi. “Il Sabato santo – prosegue –, io mi immagino seduto di fronte al sepolcro a pormi la prima grande domanda di Gesù, ad ascoltarlo mentre mi chiede, come ai primi due discepoli: ma tu che cosa cerchi?”. Di qui l’esortazione: “Chiediamoci che cosa realmente cerchiamo: è questa la domanda fondamentale. Qual è la cosa che desidero di più nella vita, nelle relazioni, nella fede, nella politica? Per me il Sabato santo è il tempo del desiderio. Davanti alla tomba e alla serietà della morte io mi chiedo che cosa desidero per me, per la mia vita e per il mondo: è da lì che si muove tutto”. Il desiderio, che “ha a che fare con le stelle e con l’attesa”, è “mancanza, ma al tempo stesso forza che mi sospinge oltre me stesso, verso l’Altro e gli altri. Del resto la nostra vita avanza per potenza di desideri, non per obblighi o costrizioni”. Nei Vangeli, il Sabato Santo è il tempo dello smarrimento dei discepoli ma oggi trova anche noi in una situazione di sofferenza, paura e incertezza del futuro. “Quest’anno, in particolare, è il momento in cui forse si è rotta l’anfora che noi pensavamo contenesse tutta la nostra vita. Un’anfora che non sarà ricostruita come prima perché il Signore disporrà quei cocci, che a noi sembrano inutili, in una forma nuova. Ne farà un canale affinché l’acqua non sia più trattenuta, ma sia libera di scorrere verso la sete di altri. Del resto – assicura il religioso – la specialità di Dio è lavorare con i cocci rotti e trasformarli”.

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