Coronavirus Covid-19: Di Maolo (Serafico Assisi), “sembra che nulla sia cambiato, i ragazzi sono sereni”. Sostegno e aiuto telefonico con genitori di quelli a casa

“C’è un gruppo di bambini che stanno con i loro operatori nel chiostro, impegnati in attività di psicomotricità realizzate come un grande gioco: canestri e cerchi colorati a terra. Altri passeggiano nel parco con i fisioterapisti, altri ancora sono nell’orto e un altro gruppo è nel nostro boschetto a fare vasi in argilla. Il sole splende anche oggi e cerchiamo di stare all’aperto”. In un’intervista al Sir, Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, descrive la vita quotidiana ai tempi del coronavirus. “Sembra che niente sia cambiato – dice −, ma so quante paure e preoccupazioni sono nel cuore di ogni operatore. Ogni mattina lasciano le famiglie a casa, vengono qui per prendersi cura dei ragazzi, lavorano con dispositivi che non è facile indossare per tutto il turno, ma ogni giorno che passa tiriamo un respiro di sollievo: anche oggi tutto bene! Ce la mettiamo tutta”. Al Serafico, dove i giovanissimi ricoverati vivono ora in pianta stabile, impossibilitati ad andare a casa nel fine settimana dalle restrizioni imposte dal Covid-19, tutti gli operatori lavorano con occhiali e mascherine Ffp2 che “non sarebbero dispositivi necessari per il nostro tipo di attività”, spiega la presidente, ma servono ad evitare il rischio che gli operatori contagino “i nostri bambini e ragazzi non sono in grado di mantenere la distanza interpersonale, né di tenere correttamente una mascherina chirurgica”. Ma diventa tutto un gioco, così i ragazzi “dicono che al Serafico siamo tutti mascherati e qualcuno vuole vestirsi da pirata”. Per diminuire le distanze, ogni residenza è dotata di un tablet e i genitori videochiamano i loro figli mentre gli operatori mandano loro foto e video. Con i genitori, invece, dei ragazzi in regime semiresidenziale, in questo perdo a casa, gli operatori mantengono contatti telefonici per sostenerli e incoraggiarli, “ma anche – conclude Di Maolo – per rispondere a quesiti o per eventuali urgenze”.

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