Mercoledì delle Ceneri: mons. Tisi (Trento), lasciarsi lacerare “non dalla divisione, ma dall’irrefrenabile desiderio di soccorrere, incontrare, amare”

“La narrazione prevalente di noi stessi, quasi per un riflesso istintivo, ci porta a descriverci – soprattutto attraverso le immagini social – come persone perennemente soddisfatte, che non scontano alcun limite e non hanno nemici”, ma, “in realtà, le cose non stanno affatto così. La narrazione che noi stessi contribuiamo a diffondere non è solo una notizia infondata. È il modo per estraniarci da noi stessi, impedendoci di vedere le profonde lacerazioni che ognuno di noi porta con sé. Un uomo lacerato non sta bene, è in perenne tensione. Ciò che non è riconciliato fa male, rende la vita un sentiero ad ostacoli”. Lo ha sottolineato, stasera, mons. Lauro Tisi, arcivescovo di Trento, nella omelia della messa per il Mercoledì delle Ceneri, celebrata nella cattedrale.
“A mettere in dubbio lo stato di presunta tranquillità contribuisce in modo dirompente il clima surreale in cui si apre la Quaresima. In questi giorni sperimentiamo una volta di più la nostra condizione di fragilità e di limite. Al contempo, le paure che stiamo vivendo ci consegnano, come nutrimento indispensabile per la vita, il fatto di rimodulare i bisogni scartando il superfluo, avere cura del volto degli altri e a nostra volta essere presi in cura, ritrovare il ‘grazie’ per chi con competenza e dedizione si prende a cuore il bene della collettività”, ha sostenuto il presule.
“La madre di tutte le lacerazioni è fuor di dubbio quella con noi stessi, all’origine anche della fatica nella relazione con gli altri e con Dio. Provvidenziale a tal proposito la provocazione di Gesù ad entrare nella propria camera e pregare il Padre che è nel segreto. Con Lui puoi fare l’entusiasmante esperienza di ritrovarti guardato e amato, per poi uscire incontro all’altro, scoprendolo come il tuo bene. Fartene carico, mettendogli a disposizione te stesso, diventa un bisogno del cuore che va a concretizzare l’invito all’elemosina che oggi il Vangelo ci ha fatto”, prosegue l’arcivescovo.
L’itinerario quaresimale “vuol portarci a celebrare il mistero della morte e risurrezione di Gesù. Celebrare equivale a frequentare la lacerazione del Calvario che, a differenza delle nostre lacerazioni, anziché sancire la morte, da duemila anni continua a generare vita e riconciliazione”. Mons. Tisi ha, quindi, invitato tutta la comunità diocesana a fare “scouting quaresimale”, “cercando dentro le nostre case, i luoghi di lavoro, le stanze della fatica e del dolore la presenza delle discepole e dei discepoli della Pasqua, lacerati non dalla divisione, ma dall’irrefrenabile desiderio di soccorrere, incontrare, amare”. “Questa operazione – ha concluso – può essere un salutare percorso per costruire comunità sane e sananti e illuminare l’oscurità di quest’ora indicando l’alba della risurrezione”.

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