Incontro Cei sul Mediterraneo: mons. Crociata (Latina), “nessuna comunità ecclesiale cattolica è veramente tale se rimane rinchiusa in se stessa”

“Drammatico” è, per molti cattolici in paesi a maggioranza islamica, “lo spopolamento delle comunità ecclesiali a cui le vicende drammatiche degli ultimi due decenni hanno costretto realtà una volta numerose”. Lo ricorda mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, in una lettera a sacerdoti e diaconi della diocesi, per condividere con loro quanto vissuto durante l’Incontro Cei sul Mediterraneo, a Bari. “Le contraddizioni – prosegue – sono risaltate in tanti modi tra le comunità cattoliche dell’Europa occidentale e quelle del versante meridionale e orientale del Mediterraneo, per la fede difficile ma spesso anche semplice e viva di queste ultime, e per l’estenuazione della stessa fede di cui soffrono invece le prime”. Secondo mons. Crociata, “davvero molto può venire dall’incontro, dallo scambio, dai gemellaggi, già di fatto avviati da presenze che dall’una all’altra sponda diventano stabili nella reciproca accoglienza e integrazione. Molte volte è risuonato, durante gli incontri, l’invito al dialogo ecumenico e interreligioso, da declinare naturalmente in maniera differenziata e rispettosa delle caratteristiche peculiari degli ambienti e delle storie di ciascuna comunità ecclesiale. Il dialogo e la celebrazione con il Papa hanno suggellato un incontro intenso che per la prima volta aveva luogo nello spazio mediterraneo”. E conclude: “Comprensibile che tutto questo ci appaia alquanto distante, rispetto ai problemi e alle esperienze che si vivono in una diocesi come la nostra. Nondimeno sono convinto che la qualifica di ‘cattolica’ applicata alla nostra Chiesa non è la mera indicazione di una etichetta e nemmeno solo di una distinzione confessionale, ma piuttosto la cifra di una identità profonda mai adeguatamente raggiunta e il permanere di una chiamata a cui rispondere rimane un compito sempre aperto. Nessuna comunità ecclesiale cattolica è veramente tale se rimane rinchiusa in se stessa, alla difesa di una appartenenza che tende a soffocare più che a far respirare il soffio dello Spirito che convoca alla comunione delle differenze e all’allargamento dei confini, verso una cittadinanza spirituale che non conosce privilegi di razza, lingua, cultura”.

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