Papa Francesco: udienza, san Paolo “era ai domiciliari”, “si riconosce profondamente ebreo e vede nel Vangelo il compimento delle promesse al popolo eletto”

foto SIR/Marco Calvarese

“Con l’arrivo di Paolo nel cuore dell’Impero termina il racconto degli Atti degli Apostoli, che non si chiude con il martirio di Paolo, ma con la semina abbondante della Parola”. Lo ha fatto notare, durante l’udienza generale di oggi, il Papa, secondo il quale “la fine del racconto di Luca, imperniato sul viaggio del Vangelo nel mondo, contiene e ricapitola tutto il dinamismo della Parola di Dio, Parola inarrestabile che vuole correre per comunicare salvezza a tutti”. “A Roma – ha detto Francesco, nell’ultima catechesi sugli Atti degli Apostoli, pronunciata in Aula Paolo VI davanti a 7mila persone –  Paolo incontra anzitutto i suoi fratelli in Cristo, che lo accolgono e gli infondono coraggio e la cui calda ospitalità lascia pensare a quanto fosse atteso e desiderato il suo arrivo. Poi gli viene concesso di abitare per conto proprio sotto ‘custodia militaris’, cioè con un soldato che gli fa da guardia”. “Era ai domiciliari, l’arresto ai domiciliari”, ha spiegato a braccio. “Malgrado la sua condizione di prigioniero – ha proseguito – Paolo può incontrare i notabili giudei per spiegare come mai sia stato costretto ad appellarsi a Cesare e per parlare loro del regno di Dio. Egli cerca di convincerli riguardo a Gesù, partendo dalle Scritture e mostrando la continuità tra la novità di Cristo e la speranza d’Israele”. “Paolo si riconosce profondamente ebreo e vede nel Vangelo che predica, cioè nell’annuncio di Cristo morto e risorto, il compimento delle promesse fatte al popolo eletto”, ha commentato il Papa.

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