Da un vaccino scacco alla malaria

E’ un male così lontano ai nostri occhi che stentiamo a comprendere quanto sia una bella notizia quella divulgata il 7 ottobre dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che, dopo una sperimentazione su 800mila bambini, ha dato il via libera all’uso del primo vaccino antimalarico pediatrico specie nell’Africa Sub-sahariana, dove le zanzare anophile – vettori della malattia – sono molto diffuse.

foto: Amref

E’ un male così lontano ai nostri occhi che stentiamo a comprendere quanto sia una bella notizia quella divulgata il 7 ottobre dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che, dopo una sperimentazione su 800mila bambini, ha dato il via libera all’uso del primo vaccino antimalarico pediatrico specie nell’Africa Sub-sahariana, dove le zanzare anophile – vettori della malattia – sono molto diffuse.
Il World Malaria report del 2020 ha indicato nella malaria la seconda malattia infettiva al mondo (i dati sono relativi al 2019 e quindi non contemplano il Covid): ogni anno si ammalano di malaria circa 229 milioni di persone. Nel 2019 i morti hanno superato i 400mila. Il 95% delle vittime si sono avute in 29 paesi, 27 di questi si trovano in Africa (Sub-sahariana e inter-tropicale), ad essi si aggiungono India e Venezuela. Quasi il settanta per cento (67%) degli oltre 400mila morti annui di malaria sono bambini africani di età inferiore ai 5 anni.
Le cure sperimentali con il vaccino Mosquirix hanno dato buoni risultati e abbassato di molto le vittime: si pensi che, negli anni ’90, i casi di mortalità erano 1 milione e mezzo l’anno. Ora questo vaccino pediatrico – che abbisogna di quattro iniezioni – si dimostra efficace al 56%: una soglia che pare non straordinaria, eppure gli addetti ai lavori confermano che poter salvare metà dei bambini è una conquista. Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, ha definito il via libero al vaccino come “un momento storico” che permetterà “di salvare decine di migliaia di giovani vite l’anno”.
Dopo tre decenni circa di ricerca, un tempo lungo se paragonato alla velocità con cui i ricercatori hanno messo a punto vaccini anti-Covid, il siero antimalarico è stato sperimentato con buone risposte in tre paesi africani pilota: Malawi, Ghana e Kenya. Luoghi dove, specie dopo le piogge, le zanzare dilagano, ma anche paesi dove non tutti hanno accesso ai farmaci della terapia antimalarica e neppure alle zanzariere per proteggere i piccoli.
La malaria è figlia della puntura della zanzara anophila che fa passare nel sangue il parassita (plasmodio) capace di annidarsi nel fegato e da lì invadere i globuli rossi, scatenando una malattia che può avere esiti letali. L’uso del vaccino fa sì che il sistema immunitario del piccolo riconosca il parassita e cominci a produrre gli anticorpi necessari a neutralizzarlo.
Come nel caso del Covid, anche questo vaccino non debella la malattia, ma riduce del 30% la sua forma grave e quindi anche le trasfusioni di sangue di cui necessitano i colpiti; sommato ai farmaci antimalarici riduce del 70% i casi di ricovero e morte.
Questa conquista della ricerca e della medicina per poter diventare una vera vittoria contro la malattia – che in Africa è ancora un “Big Killer” che spaventa e uccide più del Covid – avrà bisogno delle buone prassi della politica internazionale per le risorse necessarie all’acquisto e alla capillare distribuzione, cosa che nel grande continente è spesso una scommessa.
Come ha detto papa Francesco all’incontro internazionale “Popoli fratelli” – promosso dalla Comunità di Sant’Egidio tenutosi al Colosseo lo stesso 7 ottobre – al mondo servono “più vaccini distribuiti equamente e meno fucili venduti sprovvedutamente”. Ma anche la condivisione del sogno di una terra come casa comune, dove la malattia di una parte è una malattia da sconfiggere da parte di tutti.
Così, se a queste latitudini la malaria non solo non fa più paura ma è sparita dal vocabolario di uso comune – e pensare che la parola malaria viene da “mal’aria” di conio veneziano -, ricordiamoci che tante delle bonifiche anche del vicino Novecento sono state dettate dalla lotta antimalarica e che la malattia, in tempi antichi come più recenti, ha fatto anche qui tante vittime: dagli sconosciuti morti di “febbri perniciose” che riempirono i registri parrocchiali dei defunti tra Sette e Ottocento, fino ai nomi illustri. Due a ricordo dei tanti: Dante Alighieri, ammalatosi nelle valli paludose di Comacchio e morto a 56 anni (notte tra il 13 e 14 settembre 1321), e Fausto Coppi, ammalatosi nell’odierno Burkina Faso e morto a 41 anni (2 gennaio 1960) di malaria non diagnosticata.

(*) direttrice de “Il Popolo” (Pordenone)

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