Coronavirus Covid-19. Anche dalla Cina un appello agli italiani: “Restate a casa”

Dopo due mesi di isolamento e contrasto, la Cina sta registrando per la prima volta un importante contenimento del contagio anche se il bilancio degli infettati e dei decessi è da “bollettino da guerra”. Padre John Baptist Zhang, responsabile della Jinde Charities, lancia agli italiani un appello: “rimanete in casa! Non viaggiate! Non festeggiate! Non organizzate cene di gruppo. Il nuovo coronavirus è altamente contagioso e l’isolamento è l’unico modo per vincere questa battaglia"

La Cina tira un sospiro di sollievo. E’ quanto conferma al Sir padre John Baptist Zhang, responsabile della Jinde Charities, una organizzazione della Chiesa cattolica cinese che ha sede a Shijizhuang City nella Provincia di Hebei, lavora nelle emergenze e può essere paragonata alla Caritas. “Dopo più di un mese di chiusure di città e misure di quarantena a livello nazionale, l’epidemia cinese è stata effettivamente ed efficacemente controllata”. I dati finalmente danno riscontri positivi: il popoloso capoluogo della provincia di Hubei, la città di Wuhan, registra il numero di nuovi infetti più basso da quando è iniziata la conta ufficiale il 20 gennaio scorso. In data 10 marzo – sono i dati che arrivano dalla Jinde Charities -, ci sono stati 17 casi recentemente confermati a Wuhan. Una situazione che ha consentito al presidente cinese Xi Jinping di fare proprio ieri la sua prima visita a Wuhan dall’inizio dell’emergenza, annunciando che “l’epidemia è praticamente sotto controllo nel suo epicentro”. Anche a Pechino, il traffico sta lentamente tornando alla normalità, in particolare nelle ore di punta e nelle altre province e città da giorni non si hanno avuto nuovi casi confermati. Il bilancio è comunque da “bollettino di guerra”: in circa due mesi e mezzo, la sindrome respiratoria acuta ha provocato bilancio stilato a fine martedì, le infezioni sono salite a 80.778, mentre i morti a 3.158 unità. Più di 61mila, invece, sono le guarigioni.

Ora la paura sono i contagi “di ritorno”. Per questo la Cina è cauta. “Sebbene molte delle nostre province siano relativamente sicure – ci spiega il sacerdote -, al fine di prevenire il ritorno del virus, ad eccezione di alcuni importanti progetti, la maggior parte delle imprese non sono tornate al lavoro. Speriamo che il nostro sacrificio temporaneo possa evitare che l’epidemia si riaccenda e portare salute agli anziani, ai bambini e altro ancora”.

Anche dalla Cina parte un appello agli italiani perché rispettino le regole. “Il nostro consiglio è: rimanete in casa! Non viaggiate! Non festeggiate! Non organizzate cene di gruppo!”, dice padre Zhang che prosegue: “aprite le finestre delle stanze e mantenete la circolazione dell’aria interna. Se dovete uscire, impegnatevi ad avere una buona protezione. Indossate correttamente le mascherine, riducete le comunicazioni ravvicinate faccia a faccia”. Il nuovo coronavirus è altamente contagioso, il periodo di incubazione dura più di 40 giorni e alcune persone infette non presentano sintomi di febbre. “E’ pertanto facile da ignorare ma questo può aumentare il rischio di infezione.

L’isolamento è l’unico modo per vincere questa battaglia”.

La notizia dell’arrivo del Coronavirus in Italia ha scosso profondamente la Cina e, in particolare i cattolici cinesi. “Siamo stati molto preoccupati per il Santo Padre, i dicasteri della Santa Sede, i cardinali, i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, i nostri fratelli e sorelle italiani. Siamo davvero estremamente preoccupati per voi”, scrive padre Zhang. “Come membro della Chiesa universale, la Chiesa cattolica in Cina ha una profonda relazione fraterna con la Chiesa in Italia. Pregheremo per la Chiesa in Italia e per tutti coloro che sono stati colpiti dall’epidemia e lavoreremo in collaborazione fraterna con voi per combattere e superare insieme l’attuale difficoltà”. E poi una raccomandazione: “non discriminare i cinesi e gli asiatici solo perché l’epidemia è scoppiata per la prima volta in Cina”. E conclude: “siamo con voi! Non vi abbiamo dimenticato e stiamo pregando per voi ogni giorno! Quando è scoppiato il Coronavirus qui in Cina, il Santo Padre è subito intervenuto in nostro aiuto. Presto potremmo aiutare anche noi l’Italia, se ce n’è bisogno”.

Jinde ha aperto una sottoscrizione per gli aiuti all’estero e l’8 marzo, un gruppo di maschere protettive mediche, indumenti protettivi e occhiali è partito da Shijiazhuang per sostenere Daegu, in Corea del Sud.

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