L’omicidio dei gemellini. “Ascoltiamo i nostri angeli”

Nelle foto Elena e Diego sono sempre sorridenti. Hanno lo zaino in spalla, lei abbraccia lui che tiene le auricolari nelle orecchie, come un adulto, attorno un paesaggio di montagna, prati con margherite e una pineta sullo sfondo. Avevano solo 12 anni ma sembravano più grandi della loro età. I capelli biondi, i denti bianchissimi, gli occhi vispi. Quegli occhi che solo Dio sa cosa hanno guardato per l’ultima volta prima che fossero uccisi nella casa di vacanza a Margno, nel Lecchese, la notte tra venerdì 26 e sabato 27 giugno, dal loro papà, Mario Bressi, che poi si è tolto la vita.

Nelle foto Elena e Diego sono sempre sorridenti. Hanno lo zaino in spalla, lei abbraccia lui che tiene le auricolari nelle orecchie, come un adulto, attorno un paesaggio di montagna, prati con margherite e una pineta sullo sfondo. Avevano solo 12 anni ma sembravano più grandi della loro età. I capelli biondi, i denti bianchissimi, gli occhi vispi. Quegli occhi che solo Dio sa cosa hanno guardato per l’ultima volta prima che fossero uccisi nella casa di vacanza a Margno, nel Lecchese, la notte tra venerdì 26 e sabato 27 giugno, dal loro papà, Mario Bressi, che poi si è tolto la vita. Uccisi per infliggere un dolore disumano alla moglie dalla quale si stava separando. Adesso mamma Daniela è rimasta davvero sola.
Ai funerali che si sono tenuti a Gessate, nel campo sportivo, tra una folla incredula e affranta, i compagni di classe dei gemelli hanno detto che «sono andati in cielo». Due nuovi angeli. «Gli angeli – ha scritto l’arcivescovo di Milano Mons. Mario Delpini ai ragazzi e alle ragazze del paese – sono gli amici che hanno un messaggio per voi da parte di Dio. Tra gli angeli ci sono adesso anche Elena e Diego. Quando il Tentatore, il Signore delle Tenebre, vi suggerisce di vivere con angoscia ogni notte per timore di una insidia, quando vi suggerisce di guardare con sospetto ogni persona, per timore di una minaccia, imparate ad ascoltare gli angeli, imparate ad ascoltare Elena e Diego. Vi parleranno della loro gioia presso Dio; vi diranno che il Paradiso è la casa dove non c’è più la morte». Ha colpito tutti questa tragedia. E noi genitori ci siamo messi nei panni di quella madre. Sbigottiti. Come se la domanda – «Perché?» – che abbiamo rivolto tante volte al Signore davanti ai morti per il virus, non avesse mai fine.
«Mamma: quell’intercalare che sentivo nominare miliardi di volte al giorno e che ora non sentirò mai più», ha detto mamma Daniela. «La felicità è una scelta e voi avevate scelto di vivere sereni e felici nella vostra breve vita con i vostri caratteri differenti, entrambi accomunati dal sorriso: Elena un vulcano portavi allegria in ogni luogo, Diego riflessivo e osservatore. Sono stata fortunata ad essere la vostra mamma: non sono sicuramente stata una mamma perfetta, come voi non siete stati figli perfetti, ma sono stata me stessa e voi, voi stessi. Voi innamorati, perdutamente innamorati della vita e io di voi. Chiedo di ricordarvi sorridendo e non nelle lacrime». E a tutti i genitori del mondo vengono, ancora, in soccorso le riflessioni di Delpini: «Quando volete dire una parola di consolazione a una mamma che piange i suoi figli, quando volete aiutare la pace nelle discussioni tra il papà e la mamma, quando certe rabbie sembrano incontrollabili, imparate ad ascoltare gli angeli. Vi affideranno una missione: talvolta tocca ai ragazzi salvare i genitori. Questa volta tocca a voi dire al papà e alla mamma: mamma, papà, imparate ad ascoltare gli angeli, imparate a pregare».
Penso, allora, al primo anno di vita che ho trascorso con mio figlio: quante volte ho ascoltato gli angeli? E quante volte lui, piccolissimo, che ancora non sa parlare, mi ha detto con uno sguardo, con un sorriso: «Papà, sono qui perché io, tu e mamma siamo parte di un progetto di amore. Sono venuto perché ascoltiate gli angeli».
Se l’enorme dolore del dramma di Gessate può insegnare qualcosa anche a me, a noi, quel qualcosa sta nel dare senso alla famiglia. Istituzione oggi così bistrattata, così messa in discussione, la famiglia resta il luogo in cui abitano gli angeli. Li riconoscete dai capelli biondi e da un abbozzo di ali che spuntano da sotto lo zaino.

(*) direttore “Il Popolo” (Tortona)

Altri articoli in Italia

Italia