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Varato il dl Semplificazioni. Conte: “Premessa necessaria per la ripresa del Paese”

Il nodo di fondo che ha reso così faticosa la gestazione del decreto - licenziato in un Consiglio dei ministri concluso alle 4 del mattino - è stato quello di conciliare l’urgenza di semplificare drasticamente le procedure, soprattutto in materia d’appalti e di responsabilità dei funzionari pubblici, e l’impegno a non spalancare la porta al malaffare e alle infiltrazioni mafiose

(Foto: Presidenza del Consiglio dei ministri)

“Una premessa necessaria per la ripresa del Paese”. Dopo averlo definito più volte “la madre di tutte le riforme”, Giuseppe Conte ha definito così il decreto semplificazioni varato quasi all’alba dal Consiglio dei ministri. Nonostante la lunga e controversa gestazione, il testo ufficiale del provvedimento, quello che sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, dev’essere ancora perfezionato. È il meccanismo ormai noto dell’approvazione “salvo intese”. Ma la sostanza ormai c’è tutta ed era indispensabile che alla vigilia di una serie d’incontri nelle capitali europee e della tornata decisiva dei negoziati per i fondi della Ue, il premier potesse avere in mano una testimonianza spendibile della volontà italiana di fare sul serio. In questa stessa chiave va letta l’adozione, nel medesimo Consiglio concluso alle 4 del mattino, del Piano nazionale di riforma, il documento in cui il Governo indica gli obiettivi programmatici per i prossimi due-tre anni. Tutto questo sarà “la base per il nostro Recovery plan”, ha sottolineato Conte in conferenza-stampa.

Il nodo di fondo che ha reso così faticosa la gestazione del decreto è stato quello di conciliare l’urgenza di semplificare drasticamente le procedure, soprattutto in materia d’appalti e di responsabilità dei funzionari pubblici, e l’impegno a non spalancare la porta al malaffare e alle infiltrazioni mafiose.

Di questa tensione c’è traccia nelle parole del premier quando, dopo aver evidenziato con compiacimento l’individuazione di “un percorso a scorrimento veloce”, ha tenuto a rimarcare che allo stesso tempo sono stati collocati “gli autovelox”, vale a dire “i presidi di legalità”. Saranno i fatti, naturalmente, a giudicare la bontà del compromesso raggiunto.
I principali contenuti del decreto – che consta di un centinaio di pagine e di cui sono circolate innumerevoli bozze – sono noti attraverso la sintesi del comunicato di Palazzo Chigi e l’incontro con i giornalisti che Conte e alcuni ministri hanno tenuto nella tarda mattinata. Il premier ha parlato di 130 grandi opere di importanza strategica – soprattutto nel campo della mobilità e dei trasporti – la cui realizzazione sarà sbloccata e velocizzata conferendo poteri derogatori alle stesse “stazioni appaltanti” (i soggetti pubblici che indicono gli appalti) o, in alcuni casi, ad appositi commissari. Più in generale, per i lavori sotto i 150 mila euro è previsto l’affidamento diretto, oltre questo limite e fino ai 5 milioni di euro (la cosiddetta “soglia di rilevanza comunitaria”) niente bando di gara ma procedura negoziata a inviti, con un numero crescente di ditte da coinvolgere in relazione all’aumentare dell’importo.

Per superare il paradosso della “paura della firma”, che spinge i funzionari pubblici a fermare le operazioni per il timore di incorrere in sanzioni penali e amministrative, fino al 31 luglio 2021 l’eventuale responsabilità per danno erariale sarà considerata soltanto se nelle azioni compiute è riscontrabile il dolo, mentre resterà invariata (prevedendo anche la semplice “colpa”) in caso di omissioni. In parole povere si rischia di più a non fare che a fare. Il decreto, inoltre, specifica in maniera più puntuale il reato di abuso d’ufficio per evitare che margini interpretativi troppo ampi finiscano per creare una situazione d’incertezza.

Altri capitoli rilevanti, data l’ampia casistica in materia, riguardano i ricorsi e il contenzioso sull’assegnazione degli appalti, laddove si prevede che non possano bloccare l’esecuzione delle opere, e la drastica compressione dei tempi delle Conferenze dei servizi a livello locale, le cui autorizzazioni spesso rallentano a dismisura l’avanzamento dei progetti (in certi casi sono stati necessari anni). Dimezzati i tempi per le Valutazioni d’impatto ambientale e razionalizzati tutti gli interventi in materia di reti idriche, dissesto idrogeologico, bonifiche e fonti rinnovabili, così come per la diffusione della banda larga. Procedure più semplici per demolizioni e ricostruzioni senza maggior consumo di suolo.
Dal punto di vista dei singoli cittadini, il decreto punta decisamente sulla digitalizzazione, sia in termini di trasparenza (consentendo il controllo diffuso sui tempi delle pubbliche amministrazioni) che di svolgimento delle pratiche: l’obiettivo è di poter effettuare via app autocertificazioni, istanze e dichiarazioni agli uffici pubblici. Tra le altre misure contenute nei circa cinquanta articoli del decreto anche interventi specifici per i contributi alle imprese e al settore agricolo.

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