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Giornata Custodia del Creato. Don Savina (Cei): “Se il mondo è malato è anche perché il cuore dell’uomo è malato”

“Se questa pandemia ha fatto tragicamente emergere la fragilità della condizione umana, ci ha permesso anche di riconoscerci umani; di constatare che tutti siamo dipendenti gli uni dagli altri e dipendenti dalla terra. Tutti sulla stessa barca. Questo tempo ci ha provocato. E' arrivato ora il momento della semina. Raccoglieremo domani ciò che abbiamo seminato oggi”

“La pandemia è stata una prova che ci ha messo in ginocchio tutti. Questa stessa prova ci dà oggi la possibilità di rialzarci. Sarà possibile però solo se lo faremo tutti insieme e in modo nuovo”. Questo il significato del Messaggio per la Giornata del Creato che le due Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro e per l’ecumenismo e il dialogo hanno pubblicato oggi nel giorno in cui il mondo celebra la Giornata mondiale dell’ambiente. “Siamo nel tempo della pandemia e non ne siamo ancora usciti”, dice al Sir don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo. “E’ un momento cruciale e drammatico allo stesso tempo. Se e come ne usciremo, dipende dalla responsabilità di ciascuno. Ci sono stati dati dei segnali e questi segnali oggi devono diventare semi per frutti nuovi”.

Quale ruolo possono avere le Chiese e le religioni?

Hanno un ruolo molto importante, soprattutto per la formazione della coscienza. Se il mondo è malato – come abbiamo scritto nel Messaggio – è anche perché c’è un cuore malato. Il cuore dell’uomo è malato e deve ritornare a contemplare la terra così come ci è stata donata da Colui che l’ha donata. Se questa pandemia ha fatto tragicamente emergere la fragilità della condizione umana, ci ha permesso anche di riconoscerci umani; di constatare che siamo tutti dipendenti gli uni dagli altri. Tutti sulla stessa barca.È stato Papa Francesco, in questo periodo, a guidarci in questa direzione. Lo ha fatto proponendoci due momenti importanti. Il primo è stato quando a marzo ha chiesto alle confessioni cristiane di unirsi nella preghiera del Padre Nostro per la fine della pandemia. Il secondo è stata la giornata di preghiera, digiuno e carità del 14 maggio indetta dall’Alto Comitato per la Fratellanza Umana.

E in Italia?

Abbiamo vissuto nel 2018 un convegno ecumenico a Milano molto importante al termine del quale le Chiese cristiane in Italia hanno firmato e pubblicato un documento congiunto di impegno per un mondo nuovo. In quel testo sono presenti affermazioni e iniziative concrete che possono diventare oggi punti di riferimento per un agire nuovo. Come la proposta di comunicare la bellezza del creato e denunciare le contraddizioni al disegno di Dio sulla creazione; l’invito a dare una svolta ai nostri atteggiamenti e abitudini non conformi all’ecosistema ma anche il desiderio e la volontà ad operare in sinergia con tutti coloro che nella società civile si impegnano nello stesso spirito. Dobbiamo anche dire che negli ultimi anni, sono aumentate le iniziative realizzate insieme dalle Chiese per l’ambiente, soprattutto a ridosso della Giornata nazionale per la Custodia del Creato, che ricorre il 1° settembre.

Insomma, dalla pandemia non si può uscire come prima. Cosa deve cambiare?

Questo tempo drammatico ci sta chiedendo un discernimento serio. La domanda è: come ne vogliamo uscire? Il futuro dipenderà dalla risposta che ciascuno è chiamato a dare con responsabilità. Basta pochissimo per dimenticare. Basta pochissimo per cadere – come stiamo vedendo in questi giorni – anche in manifestazioni di violenza e cattiveria. Questo tempo ci ha provocato. È arrivato ora il momento della semina. Raccoglieremo domani ciò che abbiamo seminato oggi.

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