Il miracolo di Luigi Sturzo

Con il suo Appello Sturzo tratteggiava i lineamenti sui quali doveva costruirsi uno Stato moderno ed europeo, all’indomani di una guerra disastrosa. Accogliere e innestare i valori del pensiero liberale e democratico nella prospettiva evangelica, rispettare l’autonomia dei vari ambiti della società,  nello spirito dettato dall’enciclica Rerum Novarum, promulgata il 15 maggio 1891 da Papa Leone XIII, è stato il grande capolavoro di Sturzo

In un momento storico in cui è diffusa, anche nel mondo cattolico, la tentazione di rinchiudersi nel disimpegno, gli oltre mille partecipanti a Caltagirone, nell’entroterra siciliano, convenuti per riflettere sull’eredità lasciata da don Luigi Sturzo con il suo Appello ai liberi e forti, costituiscono un segno che ha del prodigioso. Se fosse l’inizio di un percorso virtuoso per rilanciare un rinnovato impegno dei cattolici in politica, si potrebbe parlare di un vero miracolo. La risonanza prodotta dalla tre giorni, svoltasi dal 14 al 16 giugno scorsi nella Città natale del fondatore del Partito Popolare, premia la fatica e le attese degli organizzatori. Almeno tre le opportunità colte dai partecipanti al Convegno internazionale sul tema: “L’attualità di un impegno nuovo”, indetto in occasione del Centenario dell’ Appello di Sturzo (1919-2019): calarsi nei dodici punti che costituiscono il programma del Partito Popolare, apprezzarne la valenza attuale e convenire sulla necessità di trarne ispirazione per le risposte da dare alle questioni di oggi. Si può, a buon motivo, dire che gli intenti degli organizzatori, ai quali va l’apprezzamento di tutto il mondo cattolico, siano stati ben accolti dai partecipanti. Con il suo Appello Sturzo tratteggiava i lineamenti sui quali doveva costruirsi uno Stato moderno ed europeo, all’indomani di una guerra disastrosa. Accogliere e innestare i valori del pensiero liberale e democratico nella prospettiva evangelica, rispettare l’autonomia dei vari ambiti della società,  nello spirito dettato dall’enciclica Rerum Novarum, promulgata il 15 maggio 1891 da Papa Leone XIII, è stato il grande capolavoro di Sturzo. Con la Rerum Novarum, infatti,  la Chiesa Cattolica per la prima volta prendeva ufficialmente posizione in ordine alle questioni sociali.

Il metodo scelto dagli organizzatori per l’approfondimento del pensiero di Sturzo è stato il più rispondente alle finalità dell’evento. I convegnisti si sono distribuiti nei dodici ambiti che costituiscono gli altrettanti punti dell’Appello: famiglia e vita, scuola ed educazione, corpi intermedi e rappresentanze, lavoro e ambiente, Stato e autonomie locali, salute e solidarietà, chiesa e libertà religiosa, economia e fiscalità, politica e riforme istituzionali, migrazioni e immigrazione, Europa e pace. I partecipanti alle singole sessioni hanno avuto, così, la possibilità di dialogare proficuamente su elaborati tematici predisposti da esperti  (rapporteur) nelle varie materie. Un metodo che ha consentito di tenere concreto, partecipato, alto, ancorché accessibile, il livello del dibattito – molto distante dalle cadute di stile del confronto politico odierno- dal quale sono emerse, per ogni ambito, utili e feconde indicazioni per le possibili prospettive. I membri del Comitato promotore- Salvatore Martinez, Matteo Truffelli, Nicola Antonetti, Gaspare Sturzo, Francesco Bonini, Lorenzo Ornaghi- hanno sottoscritto, infatti, una dichiarazione finale con la quale intendono puntare, ancora, sull’appello di Sturzo per approfondire le problematiche di oggi.

Tre prospettive e due impegni costituiscono le indicazioni emersi dalla lettura condivisa dell’Appello: “il coraggio di una proposta non ideologica, né retorica, ma aperta e inclusiva”; “un modo responsabile di stare uniti e insieme di fronte alle questioni sociali e politiche, concreto e fiducioso”; “una continua e condivisa analisi dei processi storici che regolano una società”. Queste le tre prospettive alle quali fanno seguito i due impegni che discendono dall’ Appello di Sturzo. La prima “una franca denuncia dell’attuale questione che investe il corpo sociale e che minaccia le fondamenta della stessa democrazia” e che costituisce le radici del malcontento e dello smarrimento-disoccupazione, invecchiamento, immigrazioni, giovani, famiglia- al quale oggi nessuno è in grado di dare voce. La seconda “ un’intesa tra tutti gli “uomini liberi e forti”, per dare risposte alle questioni di oggi, italiane, europee e globali. “Vi incoraggio a proseguire su questa strada – ha detto Papa Francesco nel messaggio augurale – in nome della cultura dell’incontro e del dialogo che tanto mi sta a cuore.. non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà”.

Pino Malandrino

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