A proposito di fine vita

Dalle colonne del settimanale diocesano "L'Azione", il vescovo Corrado Pizziolo commenta la recente sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato: “impone una riflessione sulla dignità della persona e sulla necessità di sottrarre la vita a qualsiasi considerazione di tipo utilitaristico”

La recente sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato impone una riflessione sulla dignità della persona e sulla necessità di sottrarre la vita a qualsiasi considerazione di tipo utilitaristico. La persona è l’unico essere esistente con dignità di soggetto, non di oggetto: la vita, che egli è (e non semplicemente “ha”), partecipa di questa non “oggettivabilità”. Il soggetto è custode e affidatario della vita, non padrone ed arbitro. Questa consapevolezza è rafforzata, per i credenti, dall’origine e dal dono divino della vita. “La persona è il diritto sussistente”, diceva Rosmini: la vita è l’anima, il principio attivo di questo diritto. C’è pertanto un diritto “alla” vita, alla sua tutela e promozione. Non un diritto “sulla” vita. Di qui la sua indisponibilità e inviolabilità anche per il soggetto, che delegittima ogni diritto di morire. Verso le persone non si ha il potere che si esercita sulle cose.

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