This content is available in English

Due progetti della Chiesa copta cattolica in Egitto per i bambini in difficoltà. Mons. Gaid: “Frutto del Documento di Abu Dhabi”

Vanno avanti i due progetti della Chiesa copta cattolica in Egitto per ridare dignità, serenità, salute e sicurezza ai bambini di strada del Cairo. Frutto entrambi del Documento sulla fratellanza umana, firmato nel 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, l’Orfanotrofio Oasi della Pietà è già a buon punto, mentre in agosto inizieranno i lavori per il Bambino Gesù Women’s and Children’s Hospital

(Foto: ANSA/SIR)

Inaugurata il 21 luglio 2020 a Roma, presso l’ambasciata degli Emirati arabi uniti in Italia, compie un anno la Associazione Bambino Gesù del Cairo onlus, fondata e presieduta da mons. Yoannis Lahzi Gaid, sacerdote egiziano copto cattolico, con l’obiettivo di realizzare due importanti progetti in Egitto, nella zona della nuova capitale amministrativa a 45 km ad est dell’attuale capitale del Cairo, in un’area complessiva di 700 chilometri quadrati: l’ Orfanotrofio Oasi della Pietà e il Bambino Gesù Women’s and Children’s Hospital. Due progetti, spiega mons. Gaid al Sir, “voluti dalla Chiesa copta cattolica in Egitto e frutto del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb”, alla presenza del giovane sacerdote che, dopo essere stato viceparroco nella chiesa di Santa Domitilla a Latina, era all’epoca segretario particolare del Pontefice. Un incarico durato dall’aprile 2014 al 31 luglio dell’anno scorso. Oggi, insieme al card. Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, mons. Gaid rappresenta la Santa Sede nell’ Alto Comitato per la fratellanza umana che ha il compito di tradurre le aspirazioni del Documento in impegni e azioni concrete. Ma qual è lo specifico di questi due progetti, e a che punto è la loro realizzazione? Lo abbiamo chiesto a mons. Gaid alla vigilia del primo “compleanno” dell’Associazione, che verrà celebrato la sera del 22 luglio, di nuovo presso l’ambasciata degli Emirati arabi uniti in Italia, alla presenza dell’ambasciatore Omar Obaid Alshamsi. Nel corso della cerimonia varrà data lettura di una lettera del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella.

Nell’agosto dell’anno scorso è stata posata la prima pietra dell’orfanotrofio – ci racconta il sacerdote -; ad oggi siamo arrivati al 60% dei lavori il cui termine è previsto nel 2022, ma è naturalmente subordinato anche ai fondi che dovrebbero arrivare. In questo mese di agosto inizieremo i lavori dell’ospedale. Abbiamo concluso tutta la fase preparatoria e il progetto esecutivo, un anno intero per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie”. Trattandosi di un ospedale “la procedura è stata molto complessa; il progetto, che ha un taglio internazionale ed è stato condotto sotto la supervisione dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, è stato realizzato nel rispetto degli standard internazionali ma anche in armonia con le norme in vigore in Egitto”. A guidare il Comitato scientifico per la realizzazione dell’opera è Mariella Enoc, presidente del Bambino Gesù di Roma, con il quale l’omologo del Cairo manterrà stretti legami: esso infatti opererà sotto la supervisione dell’ospedale romano grazie ad un protocollo di intesa che ne avvierà la collaborazione nell’ambito dell’assistenza medica e della formazione continua, clinica e medico-specialistica.

Oasi della Pietà. Entrando nello specifico, mons. Gaid spiega che l’orfanotrofio è sorto con l’intento di accogliere, senza alcuna distinzione di religione e nel rispetto dell’appartenenza religiosa di ciascuno, i moltissimi bambini orfani o abbandonati che vivono per le strade del Cairo, senza certificato di nascita e privi di documenti, esposti ogni giorno a malattie, sfruttamento, abusi e violenze di ogni genere. L’Oasi, di proprietà della Chiesa copta cattolica, li accoglierà per proteggerli, educarli, mandarli a scuola, farli crescere in un ambiente sereno. Nella cappella verrà collocata una statua del Beato Carlo Acutis, benedetta dal Santo Padre lo scorso 17 marzo. “Non pretendiamo certamente di risolvere il problema – riconosce il sacerdote -, ma non possiamo restare a guardare. Potremo ricevere fino ad un massimo di 200 minori; almeno a questi desideriamo offrire una reale opportunità di crescita umana, spirituale, sociale e professionale” per accompagnarli all’indipendenza e aiutarli a “diventare persone positive”. Per farlo è importante che i piccoli ospiti si sentano a casa, in famiglia. A questo fine verranno suddivisi in piccoli gruppi di sei, e affidati ad una giovane coppia oppure a un educatore e a un’educatrice. Così, pur vivendo tutti nella stessa struttura,

“sentiranno il calore di una vera casa”.

Bambino Gesù Women’s and Children’s Hospital. Ma siccome questi bimbi saranno certamente bisognosi di cure mediche, ecco l’idea di un’infrastruttura pediatrica modello che tuttavia, oltre ad occuparsi di loro, garantirà cure mediche di base e avanzate a tutti i minori che ne avessero bisogno, e offrirà cure e accompagnamento alle future mamme in un contesto caratterizzato da un elevato tasso di natalità ma anche di mortalità neonatale, infantile e materna. Le donne saranno pertanto accompagnate dal momento del concepimento per tutta la gravidanza, durante il parto e dopo, fino alla loro dimissione dal nosocomio che vuole attestarsi come

centro pediatrico d’eccellenza sul territorio, tecnologicamente all’avanguardia e collegato al Bambino Gesù di Roma.

Nome e logo. Il nome dell’associazione, dell’orfanotrofio e dell’ospedale è ispirato al dono di una copia della statua della Pietà di Michelangelo da parte di Papa Francesco, “autografata” dal Pontefice. Trattandosi di iniziative rivolte a bambini, nel logo si è scelto di sostituire il corpo di Gesù deposto dalla Croce con Gesù bambino.

“I due progetti rispecchiano lo spirito del Documento di Abu Dhabi, ma da sempre le istituzioni educative e sanitarie della Chiesa copta cattolica in Egitto sono state aperte a tutti nel segno della fratellanza universale. La firma del Documento ha dato un ulteriore impulso innescando uno spirito diverso in tutto il Medio Oriente, che noi tentiamo di nutrire e fare crescere”, prosegue mons. Lahzi Gaid. In questa direzione va anche la Casa di Abramo sull’Isola Saadiyat ad Abu Dhabi, “progetto inaugurato a New York nel 2019 e per il quale siamo già al 20% dei lavori, che per la prima volta nella storia – spiega il sacerdote che fa parte dell’Alto Comitato che lo ha promosso – prevede nello stesso posto, oltre ad un centro studi, una chiesa, una sinagoga e una moschea per dire che pur nella diversità siamo chiamati a vivere da fratelli, come ci chiede il Papa nella Fratelli tutti”. Ma affinché l’Egitto possa essere una porta di speranza, unità e futuro, l’orfanotrofio e l’ospedale hanno bisogno di essere sostenuti dalla generosità di molti donatori tramite un bonifico bancario a favore dell’ Associazione Bambino Gesù del Cairo Onlus, di cui diamo qui le coordinate.

Altri articoli in Chiesa

Chiesa